Quello che nel 1968 si apprestava a registrare “Shades of Deep Purple” era un gruppo dotato di personalità di spicco. A partire da Ritchie Blackmore, chitarrista innamorato dell’accoppiata Fender Stratocaster-Marshall, famoso tanto per la tecnica strumentale che per il pessimo carattere. Il tasterista Jon Lord, profondo conoscitore di musica classica e dell’organo Hammond. Ian Paice, batterista instancabile, preciso, pulito ed essenziale. A questo formidabile trio si affiancavano Nick Simper al basso e Rod Evans voce solista.
Con questa formazione, oltre al suddetto album, i Purple faranno uscire anche “The Book of Taliesyn” (del quale ricordiamo lo smash-hit “Hush”) e “Deep Purple”.
Il loro sound, ancora non ben definito, è però una novità nel panorama dell’epoca. Per l’approccio, molto pensato e costruito (molto poco “rock and roll”) e anche per la commistione tra rock e musica classica, un marchio di fabbrica.